Aries
Nome | Ariete |
Genitivo | Ari |
Abbreviazione | Ari |
Estensione (gradi^2) | 441 |
Emisfero | BOREALIS |
Tipologia | Zodiacale |
Confini |
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Stagionalità |
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Eventi: |
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Altezza: | -25,648° |
Azimut: | 340,173° (NNO) |
Il nome, la storia, il mito
La costellazione dell'Ariete ha da sempre rivestito un ruolo significativo sia nell'astronomia che nella mitologia, intrecciando la sua storia con tradizioni culturali e religiose antiche. Considerata una delle dodici costellazioni zodiacali, l'Ariete occupa una posizione importante nel cielo, soprattutto per il suo collegamento con l'equinozio di primavera.
L'Ariete era altamente considerata dagli antichi astronomi greci, poiché segnava il punto dell'equinozio di primavera. Questo evento celeste rappresentava il rinnovamento e la rinascita, momenti cruciali nel ciclo della natura. Il poeta latino Manilio, vissuto nel I secolo d.C., lo proclamò come “principe di tutti i segni”, enfatizzandone l'importanza astrologica e simbolica.
Anche gli Assiri, che abitavano la regione dell'alto Tigri, attribuivano un valore sacro alla costellazione. Durante le celebrazioni per l'equinozio di primavera, sacrificavano un ariete come simbolo di rinnovamento e di offerta. La costellazione era infatti conosciuta presso di loro con i nomi di “altare” o “sacrificio”, richiamando l'idea di un'offerta sacra agli dei.
Il mito del Vello d'Oro
La costellazione dell'Ariete è strettamente associata a uno dei miti più celebri della mitologia greca: quello del Vello d'Oro. Il poeta Apollonio di Rodi, nel III secolo a.C., narrò questa leggenda nei suoi poemi epici. Il mito inizia con il re Atamante di Beozia, figlio di Eolo (dio del vento) e marito di Nefele, una dea delle nubi. Tuttavia, Atamante ripudiò Nefele per risposarsi prima con Temisto, dalla quale ebbe Sfincio e Orcomeno, e poi con Ino, figlia di Cadmo e Armonia e nota per essere una donna ambiziosa e astuta, la quale procreò Learco e Melicerte. Alla fine della storia, dei sei figli soltanto Frisso riuscì a sopravvivere mentre gli altri cinque caddero - direttamente o indirettamente - sempre per mano della gelosia delle mogli attuali per le altrui. Il tutto sembra (ma è controverso) iniziare da Temisto: con l'intento di uccidere i figli di Ino, organizzò un piano che prevedeva di far indossare vesti nere ai due "bersagli" contrariamente a quanto fatto dai propri figli, vestiti di bianco. L'errore di Temisto fu di scambiare Ino per una inserviente e chiedere proprio a lei di vestire Learco e Melicerte: Ino fece il contrario fornendo gli abiti neri a Sfincio e Orcomeno e causandone la morte per mano della stessa madre Temisto, la quale si tolse in seguito la vita.
Ino prese esempio: temendo che i figli del primo matrimonio del re, la giovane Ele ma in particolare il giovane Frisso, potessero rappresentare una minaccia per la sua discendenza, orchestrò un piano crudele: arrostì di nascosto i chicchi di grano destinati alla semina primaverile, causando un terribile fallimento dei raccolti e portando il regno alla fame. Atamante, disperato, inviò un messaggero all’oracolo di Delfi per ottenere consiglio. Tuttavia, Ino corruppe il messaggero, il quale riferì che l’oracolo richiedeva il sacrificio di Frisso per placare gli dei e riportare la fertilità ai campi. Quando tutto era pronto per il sacrificio, Nefele pregò disperatamente per salvare i suoi figli.
Atamante preso dalle furie. Arcangelo Michele Migliarini - 1810 ca.
A questo punto la storia ha una biforcazione: nella versione di Igino, le sue suppliche furono ascoltate: il messaggero stesso non riuscì a sostenere l'inganno davanti alla imminente morte del ragazzo e rivelò tutto a Atamante, il quale - furioso - incaricò Frisso stesso di uccidere Ino e suo figlio Melicerte. Neanche questo omicidio, però, andò a segno per l'intervento di Dioniso (Bacco), nato da Zeus e da Semele durante una delle tante relazioni extra-coniugali e in seguito allevato proprio da Ino e Atamante dopo la morte di Semele. Era, moglie di Zeus, non tollerò la situazione e si vendicò facendo impazzire Atamante fino a indurlo a uccidere Learco, il figlio che lui stesso ebbe con Ino. Proprio come Temisto in precedenza, anche Ino tentò il suicidio portando con sé il figlio rimasto (Melicerte) durante un volo da un dirupo ma un nuovo intervento di Dioniso trasformò Ino stessa nella dea Leucotea. A questo punto rimanevano vivi Ele e Frisso, i figli di Nefele: i due vengono presi da Dioniso e resi folli (ricordiamo che Dioniso è il dio della vite e degli effetti dell'alcol)
La seconda biforcazione della storia è raccontata da Apollodoro e non prevede alcun pentimento da parte del messaggero di Atamante, quindi ritroviamo Frisso in procinto di essere ucciso in sacrificio.
Le due biforcazioni hanno lo stesso epilogo nella salvezza a opera di Nefele grazie al vello d'oro di un ariete. Secondo Igino, Elle e Frisso (ridotti a personaggi senza senno da Dioniso) furono messi in groppa all'ariete da Nefele e diretti da Eeta, figlio del Sole e re di Colchide, terra asiatica sul Mar Nero. Secondo Apollodoro, invece, Nefele sottrasse Friso dal sacrificio avvolgendolo in una nuvola e adagiandolo, insieme a Elle, sull'ariete volante. Mentre sorvolavano il mare che separa l'Europa dall'Asia, Elle scivolò dall’ariete e precipitò nelle acque, trovando la morte. In sua memoria, lo stretto di mare fu chiamato Ellesponto, ovvero “il mare di Elle”. Frisso, invece, giunse sano e salvo nella Colchide, una regione sulle rive del Mar Nero. Lì, in segno di gratitudine e come ordinato da Nefele, sacrificò l'ariete a Zeus, e il suo vello d’oro fu donato al re locale, Eeta. Quest’ultimo lo custodì in un boschetto sacro al dio della guerra Ares (Marte), proteggendolo con un drago sempre vigile, proprio come il segno zodiacale dell’Ariete, nella successiva astrologia, sarebbe stato posto sotto il dominio del dio della guerra.
Il Vello d’Oro rimase nella Colchide fino a quando l'eroe Giasone, con l’aiuto degli Argonauti, intraprese la sua famosa impresa per impossessarsene. La storia di Giasone e del Vello d’Oro è narrata nella mitologia greca come una delle più grandi avventure eroiche. Proprio il fatto che il vello d'oro rimase sulla Terra anziché essere portato in cielo con l'ariete "spiega" la bassa luminosità delle stelle della costellazione.
Da dove viene questo ariete dal vello d'oro? Tutto ha inizio per mano del dio del mare, Poseidone. Affascinato dalla bellezza di una giovane donna, figlia di Bisante, di nome Teofane, Poseidone decise di proteggerla da un destino crudele e per far ciò portò Teofane sull'isola di Crumissa dove la trasformò in una splendida pecora, nascondendola così agli occhi dei suoi numerosi pretendenti. Per mimitizzare ancor meglio la protetta, tutti gli abitanti di Crumissa furono trasformati in gregge. I pretendenti di Teofane, però, giunsero per nave sull'isola e per sfamarsi iniziarono a uccidere le pecore. Sotto le spoglie di un possente ariete, Poseidone si unì in seguito a Teofane dando vita a Crisomallo, un ariete straordinario dotato di un vello d'oro scintillante e del potere del volo. Il suo nome, Crisomallo, significa proprio "d'oro splendente".
Osservazione
La costellazione dell'Ariete è piuttosto piccola e composta da poche stelle luminose. Nonostante ci voglia molta immaginazione per riconoscere un ariete nella disposizione delle sue stelle, essa ha mantenuto il suo status di prima costellazione dello zodiaco. Questo deriva dal fatto che, nel momento in cui lo zodiaco fu “inizializzato”, il punto dell’equinozio di primavera cadeva proprio al suo interno. Tuttavia, a causa della precessione degli equinozi – un lento movimento dell'asse terrestre – il punto dell'equinozio si trova oggi nella costellazione dei Pesci. Nonostante questo cambiamento, l'Ariete conserva la sua importanza simbolica e culturale.
L'Ariete si trova tra Pesci (Ovest) e Toro (Est), a Sud del Triangolo. La costellazione passa in opposizione al Sole tra fine ottobre ed inizio novembre, ed è visibile nell'emisfero boreale per tutto l'autunno, alta in cielo verso sud. A dire il vero, essendo così alta la costellazione può essere vista anche nel resto dell'anno, con vari orari di tramonto.
I corpi celesti
Gli oggetti della costellazione non sono molto significativi all'interno del cielo. Le 'corna' dell'ariete sono rappresentate dalle due stelle primarie della costellazione, ovvero Hamal, la più luminosa, e Sheratan.
Poco spostata da Mesartim, la stella più vicina alla costellazione dei Pesci, c'è una delle numerose galassie presenti nell'Ariete, chiamata NGC772.