Aquila
Nome | Aquila |
Genitivo | Aql |
Abbreviazione | Aql |
Estensione (gradi^2) | 652 |
Emisfero | AUSTRALIS |
Confini |
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Stagionalità |
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Eventi: |
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Altezza: | -4,132° |
Azimut: | 280,569° (ONO) |
Il nome, la storia, il mito
L'Aquila è una costellazione antica e come tale ha una sua storia mitologica molto forte.
Questa costellazione ha origini mesopotamiche e compare nelle carte più antiche, rappresentata come un'aquila su un rilievo in pietra datato intorno al 1200 a.C. Per i Greci, l'aquila, come tutte le creature dell'aria, cadeva sotto il dominio di Zeus; era il re degli uccelli, servitrice privilegiata e combattente incaricata in particolare di rintracciare le saette lanciate dal grande dio del cielo.
Un mito particolarmente conosciuto riguarda il rapimento e la seduzione del bellissimo Ganimede da parte di Zeus, trasformatosi in aquila; in alcune raffigurazioni pittoriche l'Aquila appare infatti rappresentata in atto di trasportare il giovane verso l'alto fra i suoi artigli, e Ganimede stesso è raffigurato tra le stelle nella costellazione dell'Acquario. L'uccello divenne caro al dio quando, come riportano Eratostene ed Igino, in procinto di compiere un sacrificio nell'intento di attirarsi buoni auspici per la battaglia imminente contro i Titani, apparve lui un'aquila: egli considerò la manifestazione un fausto presagio.
Un altro mito rivela la natura feroce dell'aquila ed è legato allo scontro colossale tra dei dell'Olimpo e Titani (Titanomachia). La prima generazione di dei fu quella dei Titani e proprio a loro si devono le sorti degli umani. Questi immortali, figli di Urano e Gea, annoveravano Giapeto, la cui unione con Climete portò alla nascita di Menezio, Atlante, Epimeteo e Promoteo. Menezio, orgoglioso e pieno di sé, venne scagliato da Zeus nell'Erebo (il regno dei morti) dopo essere stato colpito da una saetta; Atlante fu condannato a sostenere il peso della volta celeste sulle spalle; Epimeteo e Prometeo erano accomunati dal nome: "vedo dopo" il significato di Epimeteo a testimoniare un ritardo nel capire le cose solo dopo che sono accadute, "vedo prima" il significato di Prometeo a indicare la capacità di prevedere i fatti. Gli umani nacquero per volere dei Titani, sotto il regno di Crono, nella così detta stirpe aurea: non c'erano affanni, il nutrimento veniva garantito spontaneamente dalla Terra, non c'era invecchiamento e si moriva semplicemente addormentandosi. La morte - seppur senza dolore - era l'unica cosa che distingueva gli umani dai Titani ma le anime continuavano ad aleggiare sulla Terra come angeli custodi degli altri viventi.
Con la sconfitta dei Titani per mano degli Olimpii, la stirpe d'oro degli umani lasciò il campo agli uomini d'argento: la spensieratezza durava cento anni, dopo i quali gli umani divenivano superbi, smettevano di onorare gli dei e venivano incamminati alla morte, oltre la quale rimanevano come spiriti malvagi.
La terza generazione di umani fu voluta da Zeus e fu quella di bronzo, un metallo impuro derivante dall'unione di rame e stagno. Questi umani vennero creati a partire dai frassini, richiamando in causa Urano e Gea che crearono i Titani ma anche le ninfe Meliadi (le ninfe dei frassini). Gli uomini di frassino (i Melioi) erano duri e incorruttibili e questo portò all'uso della violenza, tanto che proprio questa generazione di umani fu la prima in grado di uccidersi di propria mano. Dopo la morte, gli umani scendevano per sempre nell'Ade sotto forma di ombre infelici. Con questo richiamo al frassino, e quindi alla genesi dei Titani, Zeus istigò il cuore di Prometeo che cercò in tutti i modi di migliorare le condizioni di vita della terza generazione di umani, soprattutto tramite inganni perpetrati ai danni di Zeus. Quest'ultimo, per vendicarsi, tolse agli umani l'uso del fuoco ma sempre Prometeo riuscì a sottrarlo di nuovo a Zeus e metterlo a disposizione degli "inferiori", esattamente come le costellazioni, i mattoni per le case, le stagioni, il calcolo, la scrittura, l'arte profetica. Il furto del fuoco mandò Zeus su tutte le furie:
"O figliolo di Giapeto, tu che sei il più ingegnoso di tutti,
ti rallegri di aver rubato il fuoco e di avere eluso i miei voleri:
ma hai preparato grande pena a te stesso e agli uomini che dovranno venire.
A loro, qual pena del fuoco, io darò un male del quale tutti si rallegreranno nel cuore,
facendo feste allo stesso loro male”.
Così parlò, poi rise il Padre degli uomini e degli Dèi."
(Esiodo, Le opere e i giorni, 54-59)
Questo male inizialmente preso come rallegramento dagli umani era la donna: fino ad allora non esistevano donne e così Zeus inviò Pandora. Il suo nome significa "tutti i doni" poiché Pandora venne plasmata alla perfezione prima di essere inviata sulla Terra: Efesto, il dio fabbro, la creò da terra e acqua donando voce e vigore, Atena la istruì, Afrodite la rese irresistibile agli uomini, Hermes la dotò di anima menzognera e Zeus la consegnò in dono a Epimeteo, colui che non si accorge delle cose se non dopo che queste abbiano prodotto danni. Epimeteo non diede retta ai consigli del fratello Prometeo e consentì a Pandora di scoperchiare il proprio vaso, contenente tutte le malattie e le disgrazie che iniziarono a diffondersi sul mondo alimentate dal vento.
Le sorti dell'uomo erano segnate per sempre e la punizione per Prometeo fu esemplare: incatenato a vita su una fredda vetta caucasica, in Scizia, senza possibilità di scappare neanche quando Zeus tentò, per mano di Hermes, di farsi dire da Prometeo chi avrebbe attentato al proprio trono.
A quel punto la punizione divenne ancora più dura, con l'ingresso in scena dell'aquila:
"Comincerà così. A boati, a colpi di saetta lucente il Padre
ti spacca il tuo precipizio scoglioso.
La tua carne sprofonda, ti raccoglie tenaglia di sasso.
Sconterai fino in fondo vastissimi anni, per riemergere al sole.
Allora il segugio volante di Zeus, l’aquila striata di sangue,
golosa, farà macello di te, cencio smisurato di carne:
tu non l’inviti, ma lei scivola dentro, al festino,
e finché dura la luce fa onore alla mensa, al tuo fegato scuro!
Non illuderti, non esiste confine al tormento,
se prima dai celesti non sorge uno che erediti il tuo sacrificio,
deciso a calarsi sotterra, dove raggio non brilla,
nel Tartaro cavo, spento."
(Eschilo, Prometeo incatenato, 1016-1029)
Non solo incatenato: Zeus avrebbe inviato la propria aquila a divorare il fegato di Prometeo, ogni giorno dall'alba al tramonto. Essendo Prometeo immortale, il fegato sarebbe ricresciuto tutte le notti per ricominciare il supplizion dall'alba del giorno successivo. Per sempre.
Molti anni dopo, secondo una versione del mito, Zeus avrebbe infine mostrato clemenza accogliendo una supplica di Eracle: il saggio centauro Chirone avrebbe rinunciato alla propria immortalità in cambio della libertà di Prometeo ed Eracle avrebbe colpito l'aquila al cuore.
Un'altra storia di Igino vede unite le costellazioni dell'Aquila e del Cigno: Zeus - oltre che tramutarsi in cigno per conquistare la dea Nemesi, fece fingere ad Afrodite di cacciarlo, tramutandola in aquila. Visto che l'operazione andò in porto, Zeus sistemò in cielo anche l'aquila.
Altra leggenda ancora narra di Antinoo, personaggio reale, divenuto amante dell'imperatore Adriano. Si sacrificò gettandosi nel Nilo per salvare la vita al suo amato. A lui fu dedicata una costellazione sotto gli artigli dell'aquila.
Osservazione
L'Aquila è una costellazione prettamente estiva, che passa in meridiano alla metà di luglio ad una altezza che non supera mai i 40° dal momento che si tratta di una costellazione equatoriale. E' estesa 652 gradi quadrati e conta circa 70 stelline di magnitudine superiore alla sesta.
Si trova facilmente, pensando che una della sue stelle, Altair, fa parte del triangolo estivo. Si trova vicino la costellazione del Cigno e sotto la Freccia, nei pressi della Via Lattea.
La sua immagine ricorda vagamente quella di un uccello in volo. Un tempo una parte della costellazione apparteneva ad un'altra costellazione che poi è stata cancellata, l'Antinoo. Era una costellazione dedicata dall'imperatore romano Adriano ad Antinoo, un ragazzo da egli amato. La testa del ragazzo in cielo era rappresentata proprio da eta e theta Aquilae, mentre il corpo arrivava alla stella lambda e 'sforava' nella costellazione dello Scudo.
I corpi celesti
La stella principale è tra le più brillanti dell'intero cielo: è Altair e rappresenta uno dei vertici del Triangolo Estivo insieme a Vega e Deneb, di Lira e Cigno rispettivamente.
Nei suoi pressi, ci sono altre due stelle brillanti: sono Alshain, la stella beta, e Tarazed, la stella gamma. Trovare Altair è quindi molto facile: basta cercare una stella brillante preceduta e seguita ad egual distanza da due stelle meno brillanti.
Eta Aquilae è invece una stella di tipo Cefeide.
Tra i corpi non stellari, nonostante la vicinanza alla Via Lattea non si segnalano corpi particolarmente brillanti ed importanti sebbene la zona sia molto ricca e meritevole di essere osservata con un bel binocolo.
C'è un elevato numero di ammassi aperti, tra i quali spicca NGC 6709.
Nel 1918 la costellazione ha ospitato una nova, che per un periodo di tempo era inferiore soltanto a Sirio in quanto a luminosità. La nova esplose nei pressi della stella theta Aquilae e raggiunse magnitudine -1,1. Scoperta l'8 giugno del 1918 dall'astronomo Barnard e dal dilettante Leslie C. Peltier, raggiunse il picco il giorno dopo per poi declinare fino a sparire nel mese di marzo 1919. Espulse strati di materiale che per un certo tempo diedero alla stella la parvenza di una nebulosa planetaria. Attualmente non resta nulla da vedere di una stella che per un periodo di tempo brillò come 450 mila Soli: la sua magnitudine è 12. L'esplosione, data la distanza di 1200 anni luce, risale ai tempi di Carlo Magno.
Una curiosità: la stella rho Aquilae nel 1992 ha cambiato costellazione, passando dall'Aquila al Delfino grazie al suo moto proprio di 0,06 arcosecondi all'anno (non molto a dire il vero) ma soprattutto dovutamente al fatto che questa stella era proprio al confine tra le due costellazioni.
Nome | Magnitudine |
---|---|
NGC 6724 | -100,0 |
NGC 6728 | -100,0 |
SAO 142915;NGC 6735 | -100,0 |
NGC 6773 | -100,0 |
NGC 6775 | -100,0 |
NGC 6795 | -100,0 |
NGC 6828 | -100,0 |
NGC 6837 | -100,0 |
NGC 6840 | -100,0 |
NGC 6843 | -100,0 |
NGC 6852 | -100,0 |
NGC 6858 | -100,0 |
NGC 6859 | -100,0 |
NGC 6863 | -100,0 |
NGC 6865 | -100,0 |
NGC 6785 | -100,0 |
IRAS20251-0314;NGC 6915 | -100,0 |
IC 1298 | -100,0 |
IC 4850 | -100,0 |
IC 5000 | -100,0 |
NGC 6709 | 6,7 |
NGC 6755 | 7,5 |
NGC 6738 | 8,0 |
GCL 109;NGC 6760 | 9,1 |
NGC 6790 | 10,0 |
NGC 6756 | 11,0 |
NGC 6741 | 11,0 |
NGC 6803 | 11,0 |
GCL 107;NGC 6749 | 11,1 |
NGC 6814 | 11,2 |
NGC 6804 | 12,0 |
NGC 6781 | 12,0 |
IC 5006 | 12,0 |
NGC 6926;UGC 11588 | 12,4 |
NGC 6906;UGC 11548 | 12,7 |
NGC 6941 | 13,0 |
IC 4846 | 13,0 |
NGC 6778 | 13,0 |
NGC 6751 | 13,0 |
IC 1317 | 13,4 |
NGC 6929 | 13,5 |
NGC 6922;UGC 11574 | 14,0 |
NGC 6821 | 14,0 |
NGC 6900 | 14,0 |
NGC 6772 | 14,0 |
NGC 6807 | 14,0 |
NGC 6901;IC 1316 | 15,0 |
IC 1327 | 15,0 |