Corona Borealis
Nome | Corona Boreale |
Genitivo | CrB |
Abbreviazione | CrB |
Estensione (gradi^2) | 179 |
Emisfero | BOREALIS |
Confini |
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Stagionalità |
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Eventi: |
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Altezza: | 31,867° |
Azimut: | 76,571° (ENE) |
Il nome, la storia, il mito
Persiani e Arabi antichi chiamavano la costellazione della Corona Boreale il "Vassoio Derviscio", o "la ciotola dell'Elemosina" o, per l'incompletezza del cerchio delle sue stelle, il "Vassoio rotto".
Nota quindi fin dai tempi molto antichi - i riferimenti sono attestati già nell'Odissea - la leggenda dalla quale viene preso il nome non è una sola ma tutte portano al personaggio di Arianna, figlia del re Minosse.
In base alla prima leggenda, Dioniso (il Bacco dei romani) fece come dono di nozze ad Arianna una corona, opera di Efesto, ma, alla morte della donna, il dio prese la corona stessa e la scaraventò in cielo.
Secondo un'altra leggenda, invece, Arianna è l'eroina che aiutò Teseo a sconfiggere il Minotauro, Asterio, e ad uscire dal labirinto grazie al suo famoso filo. Ogni nove anni, sette ragazzi e sette ragazze vergini venivano inviate da Atene sull'isola di Minosse per essere sacrificati al Minotauro, un mostro (in realtà di nome Asterio) nato dall'unione tra un toro (regalato da Poseidone a Minosse) e la moglie del re Pasifae. Il toro oggetto di dono sarebbe stato destinato al sacrificio al dio come riconoscimento, ma era talmente bello che Minosse decise non tenerlo in vita nelle proprie mandrie. Questo fece arrabbiare Poseidone che si vendicò infondendo in Pasifae la voglia anomala di accoppiarsi con il toro. Da questa unione nacque il Minotauro, con corpo umano e testa di toro. Questo mostro venne nascosto in un labirinto costruito da Dedalo. Proprio in questo labirinto si compiva il sacrificio dei quattordici ragazzi ma un anno Teseo decise di interrompere questa tradizione fingendo di essere uno di questi ragazzi. Arianna si innamorò di Teseo e gli donò il filo con il quale riuscì a uscire dal labirinto una volta ucciso il Minotauro. Per sdebitarsi, Teseo prese Arianna e la portò con sé sull'isola di Nasso, ma ce la abbandonò (da qui il modo di dire 'Piantare in asso') durante la notte. Arianna pianse talmente tanto che il dio Dionisio scese sull'isola e la sposò, donandole la corona come pegno di amore.
In una ulteriore interpretazione, la costellazione rappresenta il filo dorato dato da Arianna a Teseo per guidarlo attraverso il labirinto.
In realtà, un'altra leggenda vede nell'asterismo una ciotola, piuttosto che un diadema di valore e proprio in virtù di questa storia Gemma, la stella più brillante, è anche nota come Alphecca, che vuol dire proprio ciotola.
Gli antichi greci e romani, invece, vedevano nella costellazione la corona di alloro offerta ad atleti e comandanti militari.
Osservazione
La costellazione è facilmente rintracciabile spostandosi verso Nord Est da Arturo, la stella alfa del Bifolco, di una ventina di gradi in direzione di Vega.
Le stelle della Corona sono facilmente rintracciabili in base alla forma visto che si dispongono a semi-cerchio. La costellazione, contrariamente ad altre, è quasi tutta racchiusa nell'asterismo principale, a parte una ventina di stelle superiori alla sesta grandezza.
La costellazione occupa 179 gradi quadrati di cielo.
I corpi celesti
La stella alfa della costellazione è Gemma (o Alphecca), con una magnitudine di 2,2. Si tratta di una stella doppia ma le eclissi che le loro orbite generano danno vita a variazioni di luminosità molto piccole e sicuramente non percepibili per l'occhio umano. La beta è Nusakan, l'unica ad avere un nome proprio.
Altra stella caratteristica della costellazione è R, posta quasi al centro della Corona Boreale. Si tratta di una variabile molto particolare, visto che periodicamente la sua magnitudine si alza in maniera drastica.
Comportamento opposto è della stella T, posta vicino la stella epsilon, sul lato sinistro della corona: la sua magnitudine è solitamente alta ma a volte è soggetta ad esplosioni che la fanno abbassare.
Altri oggetti non sono presenti a livello di osservazione amatoriale, se si esclude - e non è neanche detto - un ammasso di galassie (Abell 2065) posto ad un miliardo di anni luce dal nostro Sistema Solare e con magnitudine 15.