Taurus
Nome | Toro |
Genitivo | Tau |
Abbreviazione | Tau |
Estensione (gradi^2) | 797 |
Emisfero | AUSTRALIS |
Tipologia | Zodiacale |
Confini |
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Stagionalità |
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Eventi: |
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Altezza: | 9,297° |
Azimut: | 281,951° (ONO) |
Il nome, la storia, il mito
Costellazione dello zodiaco, e quindi attraversata dal moto apparente del Sole, il Toro è legato a svariate leggende.
La figura del mezzo Toro compare in un documento babilonese del 2000 a.C., ma il riferimento alla costellazione non è provato. Queste stelle erano comunque venerate perché segnavano il luogo del Sole all' equinozio di primavera, all'incirca 5000 anni fa. La simbologia del toro o della mucca si lega ovunque alla costellazione. In Egitto, a partire dagli ultimi secoli prima di Cristo, Osiride, raffigurato come dio-toro, era identificato con la costellazione, e così la sorella Iside, raffigurata con corna di vacca racchiudenti il disco lunare (da cui forse il sigillo astrologico del Toro, stilizzazione della testa taurina).
Nel mito greco, compaiono due storie riguardanti la lussuria di Zeus: quella di Io, amata dal dio e mutata in una bianca giovenca, e quella di Europa, figlia di Agenore, re fenicio, avvicinata da Zeus sotto le sembianze di un toro bianco.
Il mito di Europa
Europa stava raccogliendo fiori sulla riva del mare in compagnia delle sue amiche quando una mandria di buoi del re, dirottata su ordine di Zeus da Ermes, le passò davanti, e tra questi volle confondersi il padre degli dèi trasformato in un meraviglioso toro bianco. Europa restò colpita da questo bellissimo toro albino: ci giocò, cinse le sue corna con una ghirlanda e, invitata dal toro stesso, montò in groppa.
Da lì si vedeva il trono, l’alta rocca di Tiro,
e la spiaggia, e i porti, dove prima le solite flotte
erano state portate dalle acque. Là, quando venne, come al solito, l’estate
e pascolavano le mandrie bianche presso i fiumi dalle acque canore,
fra quelle pascolava Europa, bellissima,
i buoi, e amava uno in particolare, che sopra gli altri
aveva una forma più bella. Su questo, con le corna d’oro,
seduta, le sue mani carezzevoli toccavano.
Ovidio, Metamorfosi, Libro II
Così, venne condotta per mare dapprima in un viaggio a metà tra realtà e fantasia e, in seguito, in una sorta di rapimento contro il suo volere. Impaurita Europa gridava, non vedeva più le coste della Fenicia mentre intorno a lei nuotavano delfini, mostri marini e le onde si acquietavano. Il toro si immergeva per poi emergere, soffocando le grida e stancando Europa. La giovane, una volta compresa la vera natura del toro e il suo inganno, prova un profondo rimorso per la sua ingenuità.
Quello, fatto l’inganno, con una pace simulata,
all’improvviso si lancia verso un salto rapido, e vede un mare più ampio
e guarda intorno le vaste terre marine.
Quella, balzando per la paura, non appena ritrasse il piede,
indietreggia e allunga la mano, e forma lamenti dalla bocca.
Come da rive dell’Eurota o dall’alto Licèo
fugge una pecora il lupo, non appena arriva alle stelle,
così, mentre la mia fuggiva, il veloce Toro si gettò nelle onde
e tagliò il mare Ionico con rapida corrente.
Ovidio, Metamorfosi, Libro II
Si rivolge al padre, invocando la sua pietà e chiedendosi come sia potuta finire così lontano dalla sua terra: è consapevole di aver commesso un grave errore, di essersi lasciata sedurre da un'illusione. Si definisce una "rea vergine", sentendosi colpevole e macchiata. Il dolore e la rabbia la spingono a desiderare vendetta. Vorrebbe poter ferire il toro, simbolo del suo inganno e della sua sofferenza ma c'è una forte contraddizione nei suoi sentimenti: da un lato, il desiderio di punire il suo carnefice, dall'altro, il rimorso per aver ceduto alla tentazione. Europa rappresenta l'uomo che, guidato dalla passione o dall'inganno, compie scelte sbagliate e ne subisce le conseguenze. Il suo grido di dolore è universale e ci ricorda l'importanza della prudenza e della consapevolezza (Oda III, 27 di Orazio).
A consolarla interviene Venere:
Così Europa affidò all'ingannevole toro
il candido fianco, ignara che Zeus l'aveva presa
e che, mentre solcava i mari, un nuovo continente
prendeva forma sotto i piedi della dea.
Allora, quando si rese conto che le onde
la portavano lontano dalle solite rive
e che il mare profondo la separava dalla terra,
alzò al cielo le mani e invocò i suoi cari,
il padre, la patria, le sorelle care:
un grido inutile, disperso nel vento.
Ma a lei si avvicinò Venere e la consolò:
"Non temere, cara, tu darai il nome a un continente."
Ovidio, Odi III, Carme 27, vv.25-36
Giunsero infine a Creta, dove Zeus si manifestò per ciò che realmente era e dove le venne spiegato che non si trattava di un rapimento ma della ferma volontà di dar vita a un rapporto stabile, duraturo e in grado di generare una stirpe. Zeus riuscì quindi ad accoppiarsi con Europa sotto i platani, che a ricordo di questo amplesso divino ebbero il privilegio di non perdere mai le foglie. Europa procreò Minosse, Radamante e Sarpedone, passando in un giorno solo da vergine a madre. Questo evento diede il via alla civiltà occidentale e a memoria di ciò il toro venne reso immortale nella costellazione che vediamo.
Di raffigurazioni della mitologia del Toro ce ne sono tantissime e, tra queste, assumono particolare importanza un affresco recuperato a Pompei, visionabile al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, raffigurante il rapimento di Europa e risalente al I secolo a.C.: nella raffigurazione sono presenti le amiche di Europa, la quale è già in groppa al Toro (non bianco), seminuda e in posa sensuale.
Anche grandi pittori si sono dedicati alla mitologia del Toro: Rembrandt, nel 1632, ha dato vita a "Il rapimento di Europa", oggi esposto a Los Angeles presso il J.Paul Getty Museum).
Nel 1580 il Veronese (Paolo Caliari) raffigurò la stessa scena ne "Il ratto di Europa" esposto oggi al Palazzo Ducale di Venezia.
Osservazione
Trovare la costellazione del Toro non è complicato, soprattutto perché si trova attaccata ad una costellazione facilmente individuabile come Orione. Partendo dalla cintura di Orione e spostandosi verso Nord Est continuando con l'inclinazione data dalla cintura stessa, si giunge alla Testa del Toro, rappresentata da un triangolo di stelle e da Aldebaran che ne costituisce l'occhio.
Visibile soprattutto tra Novembre e Dicembre, quando è alta in cielo, è tra le costellazioni più ricche di tutte le costellazioni zodiacali: il Toro si estende per 797 gradi quadrati e conta 125 stelle di magnitudine superiore alla sesta.
Il suo posto in cielo è tra Ariete (ovest) e Gemelli (est), con Orione a sudovest e Eridano e Balena a sudest.
Nonostante sia una costellazione boreale, il Toro è ben osservabile da tutte le aree abitate della Terra, grazie alla sua declinazione non fortemente boreale; il periodo più propizio per la sua osservazione nel cielo serale va da ottobre ad aprile. Nell'emisfero nord è una tipica figura del cielo stellato invernale e la cui discesa ad ovest subito dopo il tramonto del Sole indica l'arrivo prossimo dell'estate.
I corpi celesti
Il Toro è una costellazione molto ricca di oggetti bellissimi da osservare. La stella alpha è Aldebaran, una supergigante rossa che costituisce l'occhio indiavolato della bestia. Anche la stella beta, Al Nath, è una gigante anche se di colore blu. Un tempo apparteneva alla costellazione dell'Auriga.
Doppie interessanti sono rappresentate da Theta Tauri, Sigma Tauri e Chi Tauri. Le loro magnitudini non scendono sotto la 3,5 ma sono separabili con un binocolo, anche se Chi necessita di un telescopio. La stella più interessante dal punto di vista astrofisico è senz'altro la stella T, una stella giovane con una intensa espulsione di materia sottoforma di vento stellare. Si tratta di un prototipo di stelle variabili, denominate appunto T-Tauri.
Aldebaran è situata proprio al vertice del triangolo di un ammasso aperto, pur non facendone parte. Si tratta dell'ammasso aperto delle Iadi (Melotte 25), fratello del più famoso ammasso aperto delle Pleiadi (conosciuto anche come M45), il più famoso del cielo. Le Iadi sono formate dal triangolo composto da epsilon, gamma, delta e theta.
Un altro oggetto molto interessante è il primo oggetto di Messier, M1, la Nebulosa del Granchio (Crab Nebula): si tratta del residuo della supernova del 1054 che al centro contiene una pulsar.
La costellazione è piena di stelline di quinta e sesta magnitudine, mentre le stelline più deboli sono nascoste da un banco diffuso di polveri e nebulose facenti parte del complesso oscuro Taurus-Auriga.
Visibilita annuale di Taurus
