Cancer
| Nome | Cancro |
| Genitivo | Cnc |
| Abbreviazione | Cnc |
| Estensione (gradi^2) | 506 |
| Emisfero | BOREALIS |
| Tipologia | Zodiacale |
| Confini |
|
| Stagionalità |
|
|
|
|
| Eventi: |
|
| Altezza: | 23,746° |
| Azimut: | 276,052° (O) |
La costellazione del Cancro, il Granchio celeste, occupa un posto di rilievo tra le dodici costellazioni dello zodiaco, incastonata nell'emisfero celeste boreale. Tuttavia, a differenza di alcuni suoi vicini più illustri come i Gemelli o il Leone, il Cancro si distingue per una natura discreta e una luminosità contenuta. Le sue stelle, per la maggior parte deboli, non disegnano una figura immediatamente riconoscibile, rendendola una sfida affascinante per gli osservatori del cielo notturno.
Nonostante la sua apparenza modesta, il Cancro è universalmente noto come segno zodiacale, una fama che sembra quasi contraddire la sua debolezza visiva. Questa discrepanza solleva interrogativi intriganti: come ha potuto una costellazione così poco appariscente mantenere un ruolo tanto centrale nelle tradizioni celesti per millenni? La risposta non risiede tanto nella brillantezza delle sue singole stelle, quanto nella sua cruciale posizione lungo l'eclittica – il percorso apparente che il Sole, la Luna e i pianeti tracciano nel cielo nel corso dell'anno. È questa appartenenza alla fascia zodiacale, unita a un ricco bagaglio mitologico e a un simbolismo che affonda le radici in antiche osservazioni dei cicli stagionali, come il solstizio d'estate, a conferirle la sua duratura importanza. La sua inclusione nello zodiaco sembra essere stata determinata più da fattori calendariali e astrologici che da una sua facile individuazione. Pertanto, la "debolezza" del Cancro si trasforma in un invito all'esplorazione, promettendo la scoperta di "tesori nascosti" a coloro che aguzzano lo sguardo verso questa enigmatica regione del firmamento. Il nome "Cancro" deriva direttamente dal termine latino per "granchio" , e la costellazione è tradizionalmente associata a questo crostaceo.
Il nome, la storia, il mito
La costellazione del Cancro è intrisa di storie antiche, la più celebre delle quali la lega indissolubilmente alle leggendarie Fatiche di Ercole. Il mito greco narra che, durante la sua seconda fatica – la lotta contro la mostruosa Idra di Lerna, un serpente dalle molte teste – Ercole (Eracle per i Greci) dovette affrontare un inaspettato avversario. Era (Giunone per i Romani), la regina degli dei e acerrima nemica dell'eroe a causa delle infedeltà del marito Zeus, inviò un granchio gigante, di nome Karkinos o Carcino, per ostacolarlo. Mentre Ercole era impegnato nel sanguinoso combattimento con l'Idra, le cui teste recise ricrescevano duplicate, Karkinos emerse dalla palude e attaccò l'eroe, pizzicandogli i piedi o le caviglie con le sue chele nel tentativo di distrarlo e favorire il mostro serpentiforme. Tuttavia, l'intervento del granchio si rivelò più un fastidio che una vera minaccia per il possente Ercole. Con un calcio o schiacciandolo sotto il tallone, l'eroe si liberò rapidamente del crostaceo, frantumandone il guscio e ponendo fine alla sua breve e sfortunata impresa. Karkinos, dunque, è descritto nelle fonti come un personaggio decisamente secondario nella titanica lotta contro l'Idra; il suo ruolo fu quello di un elemento di disturbo, un tentativo di squilibrare le sorti del combattimento a favore dell'Idra, piuttosto che quello di un avversario capace di impensierire seriamente Ercole.
Nonostante l'esito infausto della sua missione e la sua rapida sconfitta, il gesto di Karkinos non passò inosservato agli occhi di Era. La dea, pur vedendo fallire il suo ennesimo tentativo di nuocere a Ercole, decise di onorare la creatura che aveva agito per suo conto. Per ricompensare Karkinos del suo "sacrificio" o del suo "servizio", per quanto vano, Era lo trasportò in cielo, trasformandolo in una costellazione: nacque così la costellazione del Cancro. Questo processo di trasformazione di un personaggio mitologico in un astro o in un raggruppamento di stelle è noto come catasterismo, un tema ricorrente nella mitologia greca che popola il cielo di eroi, creature e oggetti legati a storie terrene.
La scelta di Era di premiare un intervento fallimentare può apparire curiosa, ma si presta a diverse interpretazioni. Potrebbe simboleggiare la valorizzazione della lealtà e dell'impegno, indipendentemente dal successo finale; Karkinos, pur nella sua modestia, aveva obbedito alla dea. Oppure, la collocazione di un nemico di Ercole, seppur minore, tra le stelle potrebbe rappresentare un ulteriore, sottile dispetto di Era nei confronti del figliastro detestato. Significativamente, la costellazione del Cancro fu posta in prossimità di quella del Leone, un altro astro legato a una delle Fatiche di Ercole, quasi a creare un "promemoria" celeste delle prove dell'eroe. Alcuni studiosi hanno anche ipotizzato che l'introduzione del granchio nel racconto delle Fatiche e la sua successiva ascesa al cielo potrebbero essere state influenzate da tradizioni mesopotamiche, nel tentativo degli astrologi antichi di associare le dodici fatiche di Ercole ai dodici segni dello zodiaco.
Il mito di Karkinos e la costellazione del Cancro trovano menzione in diverse opere della letteratura classica, testimoniando la loro diffusione nel mondo antico. Tra le fonti più antiche vi è Arato di Soli, poeta greco del III secolo a.C., che nella sua opera Fenomeni descrisse le costellazioni visibili, includendo un riferimento all'ammasso stellare del Presepe, situato proprio nel cuore del Cancro. In un passo significativo, Arato colloca il Granchio sotto la vita dell'Orsa Maggiore (Helice), tra i Gemelli e il Leone. Anche Paniasi di Alicarnasso, poeta epico del V secolo a.C., narrò l'episodio nella sua Eracleia, come riportato da commentatori successivi quali Eratostene, il quale specificò che il granchio, uscendo dalla palude, morse il piede di Ercole. Persino Platone, nel dialogo Eutidemo, fa un riferimento più metaforico a un "sofista del mare, un granchio", che alcuni interpreti hanno collegato alla figura mitologica. Lo scrittore latino Igino, nel suo De Astronomia (noto anche come Poeticon Astronomicon), un compendio di miti astronomici probabilmente del II secolo d.C., racconta esplicitamente che fu Giunone (Era) a porre il Granchio tra le stelle perché, durante la lotta di Ercole con l'Idra, era uscito dalla palude e gli aveva morso un piede. Ovidio, nelle sue celebri Metamorfosi, pur non concentrandosi sul granchio, descrive vividamente la battaglia di Ercole contro l'Idra, fornendo il contesto per l'intervento di Karkinos. Un suo verso recita:
"Quello si rigenerava dalle sue stesse ferite, e delle cento teste che aveva, non ce n'era una che si potesse mozzare senza che sul collo, più sano di prima, due gliene succedessero".
Anche il filosofo e drammaturgo Seneca, nell'opera Ercole sul Monte Eta, fa lamentare all'eroe morente il fatto che i mostri da lui sconfitti sulla Terra siano stati trasferiti in cielo da Giunone, menzionando specificamente il Cancro:
"Il cancro abbattuto gira intorno alla zona torrida e si volge come astro della Libia e ne matura le messi".
Questo passo sottolinea anche un'associazione antica della costellazione con le stagioni e l'agricoltura. Infine, Manilio, nel suo poema didascalico Astronomica del I secolo d.C., e Eratostene, nei suoi Catasterismi (una raccolta di miti sulla trasformazione dei personaggi in stelle, compilata intorno al I secolo a.C. ma attribuita al celebre bibliotecario del III secolo a.C.), sono ulteriori fonti che attestano la notorietà del mito e della costellazione nel mondo classico. Eratostene, in particolare, è considerato una delle fonti più antiche per il mito specifico del granchio.
Oltre al mito greco-romano, la regione celeste occupata dal Cancro ha rivestito significati simbolici anche in altre culture, spesso legati a importanti fenomeni astronomici e cicli naturali. In Mesopotamia, ad esempio, la costellazione era conosciuta come "Gambero" o talvolta raffigurata come una tartaruga, ed era associata al solstizio d'estate. Questa connessione con il solstizio è particolarmente rilevante, poiché anticamente, a causa della precessione degli equinozi, il Sole si trovava effettivamente nella costellazione del Cancro durante questo evento astronomico, tanto che ancora oggi la latitudine terrestre corrispondente è chiamata Tropico del Cancro. La costellazione era considerata la "Porta Nord del Sole", il punto da cui il luminare iniziava il suo apparente cammino discendente nel cielo.
Nell'antico Egitto, la figura associata a questa zona del cielo era spesso lo scarabeo (Khepri), un potente simbolo di resurrezione, trasformazione e dell'aspetto mattutino del dio Sole Ra. Lo scarabeo, che emerge dalla terra spingendo la sua palla di sterco (metafora del Sole), incarnava il ciclo perenne della vita, della morte e della rinascita, temi in sintonia con i grandi cicli cosmici.
Nella tradizione Indù, la costellazione è nota come Karka (sanscrito per granchio) ed è associata alla divinità lunare Chandra. Questo legame con la Luna si ritrova anche in alcune interpretazioni occidentali, che vedono il Cancro come domicilio della Luna e lo collegano ai cicli della dea Artemide (Diana per i Romani), protettrice della natura selvaggia e degli animali.
In Cina, il simbolismo è diverso: la costellazione era associata a Niu-ch'ou, una figura mitologica bruciata dal Sole, e si narrava che i granchi assistessero il guardiano della "Fine delle Acque" all'ingresso della Caverna Cosmica.
Queste diverse interpretazioni, pur utilizzando simboli animali differenti (granchio, gambero, tartaruga, scarabeo), sembrano convergere su temi fondamentali legati al periodo dell'anno in cui il Sole transitava in questa costellazione. Il solstizio d'estate rappresenta un punto di svolta, un momento di massima luce seguito dall'inizio del suo declino, una "trasformazione" nel ciclo annuale. Il movimento laterale tipico del granchio è stato persino interpretato simbolicamente come un riferimento al "retrocedere" del Sole dopo aver raggiunto il suo culmine settentrionale. La debolezza intrinseca della costellazione, che la portò ad essere definita "il Segno Oscuro, nero e senza occhi" , non ne diminuì l'importanza calendariale e simbolica. L'associazione con l'elemento Acqua e la sua natura cardinale (che dà inizio a una stagione) nell'astrologia occidentale rafforzano ulteriormente questi temi di ciclicità e inizio.
La figura del Cancro ha trovato espressione in varie forme d'arte e letteratura attraverso i secoli. Le prime testimonianze visive del mito di Karkinos risalgono all'antichità classica. Un esempio notevole è un lekythos attico (un tipo di vaso greco) conservato al Museo del Louvre, che raffigura il granchio Carcino posizionato tra le gambe di Eracle durante la sua lotta con l'Idra. Questa rappresentazione testimonia la precoce integrazione del granchio nell'iconografia della seconda fatica di Ercole.
Nel corso del Medioevo, il segno zodiacale del Cancro divenne una figura comune nelle pagine dei calendari miniati all'interno di libri devozionali, come i Libri d'Ore, e nelle decorazioni scultoree di cattedrali e altri edifici monumentali. Sebbene la rappresentazione più diffusa fosse quella di un granchio, soprattutto nelle aree mediterranee e dell'Europa occidentale dove i granchi marini erano più familiari, non era raro imbattersi in raffigurazioni che assomigliavano più a gamberi d'acqua dolce (crayfish) o persino ad aragoste. L'Index of Medieval Art utilizza l'etichetta "lobster-like" (simile ad aragosta) per descrivere alcune di queste varianti che presentano chele allungate, un corpo più robusto e una coda distinta, discostandosi dall'immagine tipica del granchio.
Questa fluidità iconografica medievale non è casuale. La parola latina "Cancer" e i suoi equivalenti nelle lingue classiche erano spesso usati come termini generici per indicare una varietà di crostacei dotati di guscio e chele, senza la precisa distinzione zoologica moderna. Inoltre, i gamberi d'acqua dolce erano creature comuni e apprezzate come cibo in molte parti dell'Europa medievale, specialmente nelle regioni interne, e gli artisti potrebbero aver raffigurato la forma di crostaceo a loro più familiare. Per gli scopi simbolici dello zodiaco, la rappresentazione generica di un "crostaceo con chele" era probabilmente sufficiente. Esempi specifici di queste rappresentazioni includono un "granchio simile ad aragosta" in un Libro d'Ore del XV secolo conservato alla Morgan Library and Museum, un granchio che attraversa un arco celeste accanto alla personificazione del Sole in un altro Libro d'Ore fiorentino, e una figura simile sul Portale della Vergine della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, risalente al XIII secolo. Anche il Salterio della Regina Maria (XIV secolo) include una scena di uomini che pescano granchi nella pagina del calendario di giugno. Questa variabilità dimostra come i simboli classici venissero recepiti e adattati nei diversi contesti culturali e regionali del Medioevo.
Con il Rinascimento, l'interesse per l'astrologia e l'astronomia classica conobbe una nuova fioritura, influenzando anche le rappresentazioni artistiche del Cancro. Un esempio significativo si trova nel grandioso ciclo astrologico che decora il Salone del Palazzo della Ragione di Padova. Originariamente affrescato da Giotto e ispirato alle dottrine dell'astrologo e medico Pietro d'Abano, questo ciclo include la rappresentazione dei segni zodiacali. Curiosamente, per la costellazione del Cancro, alcune fonti indicano che nel ciclo padovano la figura associata fosse quella di un Centauro, un'iconografia insolita che troverebbe riferimenti in testi astrologici medievali come il Liber Introductorius di Michele Scoto, forse in relazione ai paranatellonta (costellazioni extra-zodiacali che sorgono contemporaneamente a un segno).
Salone del Palazzo della Regione di Padova. Nell'inserto, la raffigurazione del Cancro. Crediti Wikipedia
Parallelamente, lo sviluppo della stampa permise la diffusione di carte celesti e atlanti stellari che codificarono l'immagine delle costellazioni. Nel Poeticon Astronomicon, un testo attribuito a Igino ma la cui edizione illustrata del 1482 da Erhard Ratdolt divenne molto influente, il Cancro è raffigurato con xilografie. Sebbene le posizioni delle stelle in queste prime illustrazioni fossero spesso imprecise, esse servirono da modello per le mappe celesti successive.
Successivamente, atlanti più accurati iniziarono a circolare. L'Uranographia di Johannes Hevelius, pubblicata nel 1690, presenta una raffinata incisione del Cancro (immagine a sinistra), con la tipica vista specchiata utilizzata nei globi celesti (che mostrano la sfera celeste come vista dall'esterno). Più tardi, l'Uranographia di Johann Elert Bode (1801) raffigurò il Cancro come un gambero d'acqua dolce (crayfish), segnando un momento di transizione in cui si iniziava a distinguere più nettamente tra la rappresentazione artistica tradizionale e la precisione scientifica richiesta dalle mappe astronomiche professionali. In generale, nell'arte, Karkinos o il Cancro sono spesso raffigurati sia come dettaglio del mito dell'Idra sia come immagine autonoma del segno zodiacale.
La costellazione del Cancro, con la sua mitologia e la sua presenza celeste, ha ispirato poeti fin dall'antichità. Negli scritti classici, le allusioni sono spesso legate al mito o alle caratteristiche osservative. Ovidio, nelle Metamorfosi, fornisce il contesto della lotta di Ercole con l'Idra, come già citato. Seneca, nell'Ercole sul Monte Eta, fa esprimere all'eroe il suo rammarico per la presenza celeste dei mostri da lui vinti, incluso "il cancro abbattuto" che "gira intorno alla zona torrida". Arato, nei Fenomeni, descrive la posizione del Cancro e, in particolare, l'ammasso del Presepe al suo interno:
"Osservate anche la Mangiatoia (Praesepe).
Simile a una piccola nebulosa,
avanza circondata dal Granchio in direzione nord;
attorno ad essa ruotano due stelle che brillano poco...".
Manilio, nel suo poema Astronomica, oltre a discutere le influenze astrologiche del Cancro, che definisce "fruttuoso", riflette sulla natura delle forme celesti, sostenendo che le costellazioni non sono rappresentazioni complete e dettagliate degli esseri mitologici, ma piuttosto contorni tracciati da stelle specifiche, sufficienti a evocarne la figura.
Nella poesia moderna, il simbolo del Cancro e del granchio viene talvolta reinterpretato in chiave più introspettiva e psicologica. Un esempio è il poema "Cancer, or, The Crab" del poeta scozzese Joseph Gordon Macleod. In quest'opera, l'immagine del granchio, con il suo movimento laterale e la sua natura apparentemente "cretina" e inadeguata, diventa una metafora per sentimenti di alienazione, sofferenza e la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo. Un estratto recita:
"Moonpoison, mullock of sacrifice,
Suffuses the veins of the eyes
Till the retina, mooncoloured,
Sees the sideways motion of the cretin crab".
Il poema esplora la sensazione di essere inadatti:
"Either he is not fit for this world.
Or this world not fit for him".
Questa evoluzione del significato poetico, dal mito cosmico e dalla descrizione astronomica degli antichi, all'esplorazione di stati interiori e psicologici nei moderni, riflette un cambiamento più ampio nella sensibilità artistica, dove i simboli antichi vengono riappropriati per esprimere la condizione umana contemporanea. La costellazione del Cancro, quindi, continua a essere una fonte di ispirazione, i cui significati si arricchiscono e si trasformano nel tempo.
Osservazione
Osservare la costellazione del Cancro può essere una sfida gratificante, data la sua natura elusiva. La principale difficoltà nell'osservare il Cancro risiede nella debolezza delle sue stelle. Per questo motivo, è fondamentale scegliere un luogo con cieli bui, il più possibile lontano dalle luci cittadine che ne offuscherebbero la già tenue luminosità.
Il metodo più semplice per localizzare il Cancro è utilizzare come punti di riferimento le costellazioni più brillanti che lo fiancheggiano: i Gemelli, con le luminose stelle Castore e Polluce, si trovano a ovest del Cancro, mentre il Leone, dominato dalla stella Regolo, si trova a est. Il Cancro occupa lo spazio relativamente vuoto tra questi due asterismi più appariscenti.
La forma apparente della costellazione non è immediatamente assimilabile a un granchio; alcuni osservatori la descrivono come una sorta di "Y" rovesciata formata dalle sue stelle principali , mentre altri identificano un piccolo trapezio di stelle più concentrate al centro, che rappresenterebbe il corpo del granchio e che ospita il famoso ammasso del Presepe.
Per gli osservatori situati nell'emisfero boreale e quindi anche in Italia, il periodo migliore per osservare il Cancro nelle ore serali è la primavera. Più specificamente, la costellazione è ben posizionata per l'osservazione dalla fine dell'inverno fino alla tarda primavera, indicativamente da dicembre a maggio. Durante questi mesi, dopo il tramonto, il Cancro si troverà a un'altezza conveniente sopra l'orizzonte. Essendo una costellazione situata appena a nord dell'equatore celeste, il Cancro è visibile, in un momento o nell'altro dell'anno, da quasi tutte le latitudini della Terra, ad eccezione delle regioni più meridionali dell'Antartide. Per le latitudini a nord del 60°N, la costellazione diventa circumpolare, ovvero non tramonta mai completamente sotto l'orizzonte. Il transito al meridiano, ovvero il momento in cui la costellazione raggiunge il punto più alto nel cielo in direzione sud, avviene intorno al 20 febbraio verso le 21:00 ora locale.
Un aspetto cruciale che accresce l'interesse osservativo del Cancro, nonostante la debolezza delle sue stelle fisse, è la sua posizione lungo l'eclittica. Di conseguenza, il Cancro è regolarmente attraversato dal Sole (da fine luglio a metà agosto circa ), dalla Luna e dai pianeti. Questo rende la costellazione una "scena" celeste dinamica, dove è possibile osservare congiunzioni planetarie, occultazioni lunari di stelle o pianeti, e il caratteristico moto dei pianeti sullo sfondo stellare.
I corpi celesti
La costellazione del Cancro offre una varietà di oggetti celesti interessanti, dalle stelle ai remoti sistemi planetari. Tra le sue stelle più brillanti spicca Altarf (β Cancri), una gigante arancione molto più grande e luminosa del Sole. Da non dimenticare le coppie di stelle Asellus Australis (δ Cancri) e Asellus Borealis (γ Cancri), i "guardiani" del famoso ammasso aperto del Presepe (M44), un vero gioiello visibile anche a occhio nudo come una macchia luminosa e risolvibile in moltissime stelle con un binocolo. Altri sistemi stellari notevoli includono Acubens (α Cancri), un sistema quadruplo, Iota Cancri, una bella stella doppia, e Tegmen (ζ Cancri), un sistema triplo molto studiato.
Nel profondo cielo, il Cancro ospita, oltre al già citato M44, un altro ammasso aperto significativo, M67. Quest'ultimo è molto più antico di M44 e offre agli astronomi un'opportunità unica per studiare l'evoluzione stellare in ammassi di età avanzata. La costellazione presenta anche galassie distanti, come la spirale NGC 2775, visibile con telescopi più potenti.
Per quanto riguarda i fenomeni temporanei, il Cancro è associato allo sciame meteorico delle Delta Cancridi, attivo tra dicembre e febbraio con un picco a metà gennaio, sebbene non sia uno sciame particolarmente intenso.
La vera "chicca" del Cancro, in termini di esopianeti, è il sistema planetario che orbita attorno alla stella 55 Cancri. Questa nana gialla ospita almeno quattro pianeti, tra cui la celebre super-Terra 55 Cancri e (Janssen). Inizialmente ipotizzato come un "pianeta di diamante", oggi è considerato un mondo roccioso estremamente caldo, forse con oceani di lava e intensa attività vulcanica, che lo rende un laboratorio fondamentale per studiare le condizioni estreme degli esopianeti rocciosi.
Visibilita annuale di Cancer
Chi Siamo
Terra in Vista 2024
Relatori
Argomenti
WebTV
Sole
Luna
Strutture lunari
Mercurio
Venere
Marte
Giove
Satelliti di Giove
Saturno
Urano
Nettuno
Asteroidi
Comete
Bolidi
Sciami meteorici
ISS
Altri satelliti
Lanci
Costellazioni
Stelle
Profondo cielo
Esopianeti
Cielo del mese
Eclissi di Sole
Eclissi di Luna